SI BALLA ALLE EX OFFICINE REGGIANE CON L’OMI FESTIVAL. CURIOSITA’ E INFO UTILI

Viale Ramazzini, zona Stazione FS, Reggio Emilia.

Un pò come succede in molte metropoli, quelle che sono zone periferiche o industriali, nel tempo si sono scoperte punti nevralgici della vita culturale di una città. Quella abbracciata dal lungo Viale Ramazzini (RE) è sempre stata un’area che pulsava di musica elettronica e drum’n’bass. Almeno da quando, nel lontano 1995, il Maffia, si è imposto sulla scena nazionale come Club Culture e punto di riferimento per gli amanti del genere. Fatboy Slim, Goldie, Krush, Howie B, Massive Attack, Jazzanova, Tranglobal Underground. Sono tutti passati dal locale che un tempo sorgeva al civico 33 di Viale Ramazzini. Per più di 15 anni, il club ha avuto un ruolo chiave nella vita culturale di una città oggi un pò apatica e annoiata, che non ricorda più di avere avuto il vanto di farsi conoscere in molte zone d’Italia, proprio grazie al Maffia e alla bella musica che programmava. E se nel week-end di fine settembre 2009 si chiudeva un’epoca, esattamente 13 anni dopo, il 17 e 18 settembre 2022, alle ex Officine Meccaniche Reggiane, ubicate nel nuovo Parco Innovazione, inaugurava un nuovo festival di musica elettronica, OMI Festival.

OMI FESTIVAL: 200 MQ DEDICATI ALLA MUSICA ELETTRONICA

omi reggiane

Foto di Gloria Annovi

Omi (acronimo di Officine Meccaniche Reggiane) è un evento a firma Nameless srl, già società-madre dell’omonimo festival lecchese che ogni giugno propone musica dance ed elettronica con ospiti internazionali. E se nel caso del Nemeless Festival lo spazio adibito alla musica è quello di un’area verde di 200mila metri quadrati ubicati in quel della Brianza, il festival reggiano si svolge nel piazzale che sorge tra il Tecnopolo e il Capannone 15, area sino a non molto tempo fa ancora da riqualificare e un tempo di proprietà di una nota azienda meccanica.

Foto di Gloria Annovi

Foto di Gloria Annovi

A tenere le redini dell’organizzazione dell’Omi Festival c’è anche Giammarco Ibatici (socio della Nameless srl), noto agli appassionati di musica per essere stato proprio tra i soci del Club Maffia (dal ’96 al ’98), che per uno strano caso del destinò chiuse proprio con uno show dello stesso dj Benny Benassi, come per l’edizione 2022 di OMI.

Abbiamo passato un’intera serata dentro ad OMI, per darvi qualche informazione utile e impressione a caldo sul festival.

LA LOCATION UNDERGROUND

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Foto di Gloria Annovi

Nel 2022 il Festival si è svolto all’interno di un ex capannone industriale, ubicato vicino al un polo tecnologico (il capannone 18) che a seguito di un intervento di recupero edilizio e funzionale dell’immobile, oggi è sede di laboratori di ricerca di aziende private e start up d’impresa. Immaginatevi una tipica zona periferica, che costeggia la stazione dei treni, quartiere multietnico, dove di sera è meglio non girare soli, ma che grazie agli sforzi di riqualificazione, alla vicina RCF Arena e ad alcuni sporadici eventi, sta cercando di rendere più sicura l’area. Durante il festival non ci sono problemi di questo tipo: vigilanza, pattuglie, servizio d’ordine rendono infatti la zona di Viale Ramazzini più viva e quindi più sicura. C’è anche un ampio parcheggio gratuito ubicato proprio davanti al Capannone 15 e io consiglio di usare quello -e non quello segnalato in Via dell’Areonautica-

Ex Reggiane

Capannone 15. Foto di Gloria Annovi

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Foto di Gloria Annovi

Una volta entrati vi troverete in questo spazio aperto molto underground, dove hanno lasciato intatti i murales realizzati nel tempo -anche- dal Collettivo di writers FX. Cemento, graffici e lamiere a perdita d’occhio, a delineare uno spazio dedicato alla musica che copre circa 200mq.

I PUNTI GASTRONOMICI FUNZIONANO CON I TOKEN

ex reggiane

Foto di Gloria Annovi

Alla prima edizione i servizi erano essenziali: qualche stands per birra e panini che funzionavano con la vecchia e scomoda faccenda dei token (io personalmente li odio), wc mobili, tavolate a cielo aperto e dentro, un grande palco pronto ad accogliere noti nomi della musica elettronica (e non solo). Nel 2022 è stato il turno di Benny Benassi, Ilario Alicante, Mathame, Guè, Tananai, Overomo, Raffa EL.

Per i biglietti si potevano acquistare singolarmente o per una due giorni, che iniziava intorno alle 18.30 per proseguire sino a notte fonda, con il Capannone che vibrava con i suoni dei bassi sparati nelle casse.

CONSIGLI SU PARCHEGGIO E ABBIGLIAMENTO

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Foto di Gloria Annovi

Consiglio di portarsi un capo caldo se si è freddolosi, occhiali da sole (ma questo già lo sapete) e nessun tipo di oggetto che possa infastidire la security all’ingresso. Come vi ho anticipato c’è un parcheggio enorme davanti al Capannone e la stazione è comoda per chi vuole usufruire dei treni, anche se i regionali dopo le 23 non transitano su nessuna linea. Se venite dall’Autostrada Viale Ramazzini è vicinissimo all’uscita del casello, ma ad oggi non ci sono ostelli in zona, solo in centro. Quello di vedervi un ostello sarebbe il mio sogno: un ex Capannone delle Reggiane riconvertito in albergo con punto di accoglienza, shop aperto 24 ore e spazio culturale annesso (tipo come quelli del quartiere londinese di Shoreditch).

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Foto di Gloria Annovi

Ovviamente non è ancora abbastanza appetibile la zona ad un progetto del genere, ma un TSH Student Hotel ci starebbe benissimo qui. Già lo immagino con le sue stanze colorate stile studentato, zona loft con biliardino e lounge-bar al piano terra. Poi tutti alle ex Reggiane a ballare e di giorno pista da skate proprio davanti alla struttura. Si sogna ma in passato questo luogo è stato realmente punto nevralgico dell’economica cittadina.

CURIOSITA’ SULLE REGGIANE: DAVOLI, WANDRE’ E LUCIANO LIGABUE

ex Reggiane

Foto di Gloria Annovi

Credo che in pochi reggiani lo sappiano, ma alle Officine Meccaniche Reggiane (azienda italiana specializzata nella produzione di aerei da combattimento, veicoli ferroviari e proiettili) ci hanno lavorato due geni noti agli appassionati di strumenti e Hi-FI: Athos Davoli, correggese di nascita ma parmigiasno di adozione, che fondò la Krundal Davoli, azienda specializzata nella produzione di apparecchiature musicali divenute poi note in tutto il mondo. Per darvi un’idea in Italia i concerti di Beatles o Floyd vennero amplificati con prodotti a marchio Davoli… Tutto iniziò proprio dentro alle Officine, quando Davoli-ancora un giovane appassionato di musica e valvole-lavorava in fabbrica ai sistemi di comunicazione radio per un aereo da guerra.

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E l’altro personaggione che lavorò alle Reggiane (erano quasi coetani) fu Antonio Pioli, in arte Wandrè, che qui conobbe i segreti dell’alluminio, materiale che poi applicò anche nei suoi stravaganti e meravigliosi strumenti amati persino da Bob Dylan e Jimi Hendrix. Wandrè infatti utilizzerà proprio l’alluminio per realizzare palette e manici di bassi e chitarre, materiale che li rendeva notevolmente strumenti più leggeri.

EX OFFICINE MECCANICHE REGGIANE

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Foto di Gloria Annovi

Ma le Reggiane sono state anche set cinematografico! Luciano Ligabue vi girò il videoclip di “Siamo chi Siamo” (sfruttando i murales presenti) e alcune scene del film “Made in Italy” (più precisamente la scena del matrimonio di Riko)

 

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Author: Gloria Annovi

Giornalista pubblicista. Adoro cucinare ascoltando John Coltrane, colleziono cappelli e ho un debole per la decade degli anni Sessanta e Settanta, a cui mi ispiro nell’abbigliamento. Già speaker radiofonica, mi dedico alla musica e alla scrittura da diversi anni. La mia valigia? Grande e 'tappezzata' da adesivi rock

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