The Runner’s Soundtrack

Nell’I-Pod: “Blank Space” di Ryan Adams; “Love is not a table” degli Slugs; “Rainbow” di Robert Plant; “Pirate’s Gospel” di Alela Diane; Wilco e Billy Bragg con “California Stars” ; “Ducan and Jimmy” di Rhiannon Giddens e infine “Crucify your mind” di Sixto Rodriguez

(La mia soundtrack dura poco più di 30 minuti in questo specifico caso)

Viaggio: Di corsa…

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Anche la corsa, a volte, può essere un viaggio. Una piccola fuga…

Così, oggi ho deciso di svelarvi cosa ascolto nel mio i-pod mentre corro. La verità è che non ci sono regole per una buona colonna sonora del runner: c’è chi ama correre in silezio, chi ha bisogno di musica adrenalinica e chi, come me, di un compromesso tra le due cose. Questa non è una lezione di sport e non vuole nemmeno esserla, penso semplicemente che la corsa rappresenti non solo una pausa dalla nostra quotidianità e una valvola di sfogo, ma anche un’occasione di vedere le città sotto ad un’altra prospettiva.  Chi è un podista infatti ha sempre un paio di scarpe adatte alla corsa in valigia, mentre i maratoneti possono attraversare città come New York di corsa, accarezzati dal vento pungente dell’autunno newyorkese. Le mie sessioni durano molto meno però 🙂 che si sappia, ho ripreso a correre da un anno e quello che ho capito è che serve innanzitutto ascoltare il proprio corpo e non essere concentrati sui tempi e i risultati. Che ci vengono già richiesti in modo quasi ossessivo durante le ore di lavoro. La mia musica deve accompagnarmi, senza costringermi a richiedere al mio corpo qualcosa che ancora non sia in grado di darmi

Le mie scarpine

Le mie scarpine

La prima canzone è come un rituale per me. Deve essere sempre questa, mi rassicura, non ho capito ancora bene il perchè. Si tratta di una rivisitazione del singolo “Blank Space” ad opera di Ryan Adams, talentuoso artista americano che ha preso per intero l’album di Taylor Swift 1989 riarrangiando ogni singolo in modo originalissimo. Non ho mai ascoltato nulla della regina del new-country (la Swift appunto) ma l’album di Adams mi fa impazzire. Merito di un caro amico, che ama come me il sound americano. Il brano è una ballata che mi sembra risvegliare ogni mia parte del corpo e d’inverno, all’alba, è stato bellissimo vedere sorgere il sole del Solstizio con questo singolo nelle orecchie

La seconda canzone della mia compilation è un brano scritto da miei carissimi amici, che oggi hanno preso tutti strade differenti. La band si chiamava Slugs e il loro sound è stato fortemente influenzato dal rock anni Settanta. Quando parte “Love is not a table” sento qualcosa muoversi dentro alla pancia e non faccio più caso al mio respiro, ascolto il tempo della batteria e i cori in falsetto. Il mio respiro pian piano prende un ritmo costante e io corro… e mi sento libera

Sicuramente gli Slugs conoscevano bene i Led Zeppelin e io trovo che la voce di Robert Plant, oggi, abbia una sua nuova e magica identità. E’ il turno di “Rainbow” che è in grado di farmi sfidare pioggia e gelo

Con “Pirate’s Gospel” vecchio singolo dell’americana Alela Diane (artista che adoro), entriamo nel mondo folk-rock al femminile da cui sono ormai dipendente, come una droga. L’omonimo album del 2003 era stato prodotto dal negozio-etichetta londinese Rough Trade e ancora oggi lo trovate nei loro rifornitissimi scaffali

Sono monotona, cito ancora i Wilco e Billy Bragg ma “California Stars” è un raggio di sole che ti illumina la strada, mentre corri tra vie scure e parchi semi deserti. Quando corro non voglio pensare a nulla e questa canzone mi aiuta a farlo, perchè se non stessi correndo… ballerei!

Sono recentemente ossessionata dalla musica di Rhiannon Giddens, che ho scoperto attraverso il bellissimo Lost on the River: The New Basement Tapes, dove alcuni famosi artisti tra cui Elvis Costello, Marcus Mumford e appunto la Giddens recuperano testi inediti  del famoso disco di Bob Dylan (Basement Tapes) registrato nel 1967 nella Big Pink. Il video-docu sul loro lavoro è uno spasso e questo pezzo è ottimo per lo sprint finale

Mi piace terminare la corsa con un pezzo di Rodriguez dal suo meraviglioso disco Cold Fact. Mi ricorda che i veri risultati sono quelli che si ottengono non solo con i numeri, ma dall’amore con cui portiamo a termine le cosa in cui crediamo.

Sixto è un cantautore nato da una nativa americana e da un messicano a Detroit, una delle città più violente d’America, incide un album capolavoro nel 1970 ma nessuno lo considera. Solo i discografici si rendono conto del suo potenziale, ma contro le vendite di Pink Floyd o Led Zeppelin, che irrompono violentemente nel mercato musicale, si devono arrendere. La sua musica sussurra messaggi importanti ,ma l’America non è pronta ad ascoltarli. Continua a fare il muratore e qualcuno lo da per morto, quando di colpo, senza saperlo, le sue canzoni diventano simbolo della lotta contro l’apartheid nell’ America Latina. Oggi Rodriguez continua a vivere a Detroit, ma tutto il mondo ha riconosciuto la bellezza delle sue poetiche canzoni.

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Author: Gloria Annovi

Giornalista pubblicista. Adoro cucinare ascoltando John Coltrane, colleziono cappelli e ho un debole per la decade degli anni Sessanta e Settanta, a cui mi ispiro nell’abbigliamento. Già speaker radiofonica, mi dedico alla musica e alla scrittura da diversi anni. La mia valigia? Grande e 'tappezzata' da adesivi rock

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