Ecco come è stata la mostra dei Pink Floyd

“The Pink Floyd Exibition-Their Mortal Remains”, 22 Agosto 2017

Mentre esco dalla metropolitana alla fermata di South Kensington, non riesco a non pensare all’ultimo attentato londinese. La città però non ha il tempo di fermarsi e Londra mi appare la stessa metropoli, caotica ed eccitante che ho lasciato qualche mese fa… sono tornata per visitare la mostra omaggio ai 50 anni di carriera dei Pink Floyd e sono davvero emozionata.

Uno scatto della mostra

Uno scatto della mostra

Con il mio pass riesco a saltare una lunga fila di turisti, ma non sarà così facile evitarli anche dentro al padiglione in cui è stata allestita l’esibizione. Siamo tutti accalcati, non riesco a vedere l’esposizione come vorrei e a tratti mi innervosisco, perchè qualche fanatico resta per ore a fissare il basso vintage usato da Waters sul disco “A Saucerful of Secrets” (1968).

furgone floyd

Foto di Gloria Annovi

Poi, faccio un grande respiro e fisso quel prisma triangolare che ha affascinato generazioni e generazioni di musicisti. E’ ipnotico e mi spinge ad intraprendere questo mio viaggio. Finalmente sento la musica entrarmi nelle ossa e siamo solo io e lei in questo trip fatto di luci, suoni, filmati inediti, memorabilia, abiti di scena e apparecchiature vintage che sino ad oggi avevo visto solo nei documentari.

Foto di Gloria Annovi

Foto di Gloria Annovi

Le cuffie me le hanno date all’ingresso, insieme ad un innovativo lettore audio che si attiva automaticamente a seconda degli spostamenti nelle diverse aree tematiche della mostra. Esattamente come quello che avevo usato alla mostra dedicata a Bowie. Eccomi allora nella prima stanza, che mi porta dritto nella pancia del primo furgone acquistato dai Floyd nel 1965. Qui, la voce narrante è quella di Syd Barret, che racconta attraverso una lettera appesa alla parete e indirizzata alla sua ragazza, Jenny Spires, del giorno in cui insieme a Nick Mason, Roger Waters, Richard Wright e Bob Klose (ancora i The Tea Set) acquista un vecchio Bedford per sole 20 sterline, per poi ritinteggiarlo di nero e abbellirlo con una striscia bianca.

Il primo furgone dei Floyd, foto di Gloria

Il primo furgone dei Floyd, foto di Gloria

Durante tutta la mostra -oltre alla colonna sonora dei Floyd- c’è un’altra sorta di costante che accompagna i visitatori in ogni stanza tematica. La riproduzione di vecchie cabine telefoniche in tipico stile inglese, che variano di colore e che vengono riempite di memorabilia dell’epoca per attirarci come calamite. La prima che vedo è rossa e la seconda nera, con decori in stile optical ad abbellirla. E’ lì, a segnalare l’entrata sul mercato del primo disco psichedelico dei Floyd ,che gira in loop nelle mie cuffie. La parete è come un mare pieno di bolle coloratissime, una riproduzione di quelle che venivano proiettate da Peter Wynne Wilson, il loro tecnico delle luci, durante i loro spettacoli tra il 1966 e il 1967. E poi, c’è un video che mostra una rivisitazione ‘dark’ del più classico “Alice nel paese delle meraviglie” , film che venne musicato anche dai Floyd e che ho la possibilità di godermi tra le ombre di questa stanza.

Foto di Gloria

Uno dei capolavori grafici di Storm Thorgerson. Foto di Gloria

Their Mortal Remains” è un vero viaggio nel tempo e dentro a quelle cabine telefoniche ritrovo sprazzi della quotidianità dei Floyd: le riviste che leggevano, i dischi che ascoltavano in casa (come Bob Dylan e Howlin Wolf) , fotografie e poster, come quello del live del 1966 al mitico Marquee, il locale in cui si esibì spesso anche Hendrix. Ho letto che la stampa proveniva dalla collezione privata dell’ex moglie di Nick Mason, Lindy.  Tanti sono i pezzi (che non si possono stimare tanto sono preziosi e unici) presi in prestito da collezionisti per allestire questo maxi evento, che spero farà presto il giro del mondo arrivando anchein Italia.

Il mixer usato per

Il mixer usato per Money

Il mio tour invece continua, stanza per stanza, anno dopo anno, con le mie cuffie e la mia Moleskine per prendere appunti. Nel 1973 incontro il favoloso “Dark Side of The Moon” che qui viene omaggiato con strumenti usati all’epoca in studio di registrazione (compreso il mixer), video-interviste e un’analisi sull’uso dei sintetizzatori e degli effeti scelti da quei geni di fonici degli Abbey Road Studios. C’è persino il videoclip ufficiale che gira in un vecchio televisore dentro una teca trasparente.

La riproduzione di The Division Bell, foto di Gloria

La riproduzione di The Division Bell, foto di Gloria

Ogni stanza è un tuffo al cuore e personalmente ho trovato fantastiche le monumentali scenografie costruite per l’occasione! Vedi la riproduzione della Battersea Power Station, luogo ormai iconico in cui nel 1977 vennero scattate le foto di copertina di “Animals” (1977), un disco che amo e che in molti ricordano per i grugniti di maiali che anticipano l’intro di Pigs, ottenuti al tempo applicando la cosiddetta talk box al basso di Roger Waters. In mostra, grazie a video-interviste, schizzi grafici e bozze della copertina ho potuto rivedere come veniva allestito il palco durante il tour e quale studio grafico ci fosse alla base.

La Battersea. Foto di Gloria Annovi

La Battersea. Foto di Gloria Annovi

I letti di “A Momentary Lapse of Reason” (1987) sono invece disseminati in una delle ultime stanze e, al posto delle coperte hanno delle bacheche trasparenti che contengono strumenti d’epoca, come il Fender rosso di Roger Waters. Li guardo e per un momento mi ritrovo sulla spiaggia di Sauton Sands Beach (nord del Devon) in cui io e Marco siamo andati in pellegrinaggio qualche anno fa.

Foto di Gloria

Foto di Gloria

Foto di Gloria

Pink Floyd – Delicate Sound Of Thunder Foto di Gloria

La sala che però più mi ha commosso è la penultima, dove viene spiegata la creazione di “The Endless River” (2014), l’album che sto ascoltando proprio ora mentre scrivo questo post.

L'ultima stanza, foto di Gloria

L’ultima stanza, foto di Gloria

Sento le tastiere di Wright salire dalgli inferi e ho la pelle d’oca, ora come in quella stanza in cui apparivano le immagini di lui giovanissimo, bello e accovacciato sul mixer con i capelli che gli scendevano sul volto.

L’ultima stanza chiude il cerchio. Qui, devi lasciare le cuffie a terra, sederti in silenzio e goderti il live dell’ultimo concerto dei Floyd (2005), che arriva dopo dei frame che ripercorrono tutta la loro carriera. Sopra i video appaiono ancora quelle strane bolle d’acqua colorate, le stesse che sparava il loro tecnico delle luci a metà anni Sessanta ai loro concerti.

Un vecchio scatto dei Floyd

Un vecchio scatto dei Floyd

E l’acqua sembra quasi essere l’elemento di purificazione che accompagna questo flusso di musica eterna, liquida, che nessuno può afferrare. Basta liti. Basta avvocati. Basta con gli scatti d’ira e di pazzia. I Pink Floyd si sono riuniti: ora e per sempre.

 

 

 

 

 

 

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Author: Gloria Annovi

Giornalista pubblicista. Adoro cucinare ascoltando John Coltrane, colleziono cappelli e ho un debole per la decade degli anni Sessanta e Settanta, a cui mi ispiro nell’abbigliamento. Già speaker radiofonica, mi dedico alla musica e alla scrittura da diversi anni. La mia valigia? Grande e 'tappezzata' da adesivi rock

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